Lettera d'amore a Saragozza

Anonim

La città del vento resiste e ci ricorda i suoi tanti incanti silenziosi

Testardo e maleducato, dice la canzone. Ottimo per le battute d'arresto. Molti dicono che il cittadino spagnolo medio viva a Saragozza, che il Saragozza sia una fonte affidabile dei sentimenti del Paese ed è per questo che nel capoluogo aragonese vengono effettuate molte indagini. Saragozza ha l'etichetta, ammettiamolo, di una città 'normale', con i suoi monumenti e i suoi angoli, sì, ma a cui Non così tante persone vengono "per conto proprio", come diciamo qui.

Saragozza è quella città dove nessuno trascorre l'estate (con il permesso del protagonista di Pagafantas) ma sempre perfetto per un weekend, un 'way to' o un "non mi aspettavo che fosse così bello".

Facciata del Mercato Centrale di Saragozza

Facciata del Mercato Centrale di Saragozza

Noi Saragozzani mostriamo poco del nostro fascino – direi piuttosto il contrario. Ma questo agosto ci sentiamo un po' eroi del silenzio. Un silenzio in cui pedalare nel Parco Labordeta assume un colore ben diverso. Oppure recati in tram al mercato centrale per visitare i resti dell'antica colonia romana, quando Saragozza era Cesaraugusta.

Quest'anno, quando la normalità è diventata eccezionale, la voce di Amaral risuona come non mai con quel “non ci sono più giorni d'estate”. Ma rimangono, anche se i concerti, i piani e le riunioni sono stati posticipati.

In questa estate di attesa, rivolgiamo lo sguardo verso ciò che è nostro e Le oscure incisioni del pittore di Fuendetodos assumono nuovi significati nel Museo Goya. Ci sentiamo più belle che mai le passeggiate per San Felipe, via Alfonso o il tramonto sul ponte di Pietra.

Partiamo dal presupposto che questo non sia il momento di baciare il Pilastro, va bene, e cogliamo l'occasione per farlo ricorda ai devoti che la nostra cattedrale non è questa meraviglia eclettica sulle rive dell'Ebro, che è una basilica, ma La Seo, a pochi passi da esso.

Il Palazzo dell'Aljafería a Saragozza sembra uscito da una storia de Le mille e una notte.

Il Palazzo dell'Aljafería a Saragozza sembra uscito da una storia de Le mille e una notte.

Ed è solo che ragazzi, abbiamo anche un po' di "somardoni". affermare che a Saragozza abbiamo spiagge, quelle dell'Ebro, e che a El Plata Bigas Luna ha già realizzato un nuovo-vecchio cabaret prima che questa idea suonasse ovunque.

Riflettiamo che forse non abbiamo dato molta importanza andare per le tapas in metropolitana o per prendere il 'juepincho', o al Festival di Asalto. Né citiamo abbastanza l'Aljafería, quel palazzo fatto costruire da un re dei Taifa, in cui soggiornarono i Re Cattolici.

La città del vento, benedetto vento del nord, aspetta ora che passi il diluvio. Vediamo se ci "chipia" il meno possibile e lo sopportiamo con "nobiltà e coraggio". Attendiamo con ansia la Maddalena, San Pablo, l'acquario e il ponte di Zaha Hadid, ed è che guardiamo anche con occhi diversi all'eredità di quell'Expo 2008 dedicata all'acqua.

Fu allora che lo vedemmo con emozione quella Sinfonia d'Aragona di Saura in quel caldo padiglione di Ranillas, dove finalmente ci confessammo che non ci fece più corte dire che una jota ben cantata e ben ballata ci ha fatto venire le lacrime agli occhi.

Nella capitale della Comunità dove le cose non sono magiche ma 'majicas' e si celebrano con agnello arrosto, migas, borragine e vini Cariñena, aspettiamo imperterriti. Perché non è vano che si dice che noi aragonesi siamo dei giganti... e delle teste grosse.

La città del vento resiste e ci ricorda i suoi tanti incanti silenziosi

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