I paesaggi di Cadice di cui Blanca Suárez e Javier Rey si innamorano in "L'estate che viviamo"

Anonim

L'estate in cui viviamo

Quell'estate vissero.

Per più di 20 anni, un uomo scrive necrologi alla moglie defunta. Ogni necrologio, un anno vissuto da lui, un diario romantico. Quella notizia romantica fu il punto di partenza per la costruzione di un'epica storia d'amore, L'estate in cui viviamo. I necrologi che il protagonista, Gonzalo (Javier Rey), inviato a un giornale locale galiziano raggiungere le mani di Elisabetta (Guiomar Puerta), un giovane giornalista che decide di indagare e scoprire a chi stava scrivendo quest'uomo.

L'estate in cui viviamo è, infatti, due storie, separate da 40 anni: quell'estate del titolo, nel 1958, quella che segnò la vita di Gonzalo e Lucia (Blanca Suarez); e quella del 1998, che segnerà la vita di Isabel e Carlos (Carlos Cuevas), figlio di Gonzalo Due viaggi alla scoperta di sé attraverso l'amore.

L'estate in cui viviamo

I ponti di Jerez.

"È una classica storia d'amore", conferma Carlos Sedes, il regista. “Mi piaceva perché mi ricordava uno di quei film dei miei tempi, che mi commuovevano come I ponti di Madison County o Il diario di Noa”.

Anche una storia d'amore annaffiato con il miglior vino di Jerez de la Frontera e illuminato con il calore del sole di Cadice in cui il tempo è filo conduttore, metafora e protagonista. Il tempo è probabilmente la parola più ripetuta dai suoi protagonisti. Quella volta che puoi bere ad ogni sorso di multa servito direttamente dalle enormi botti di i magazzini González Byass in cui hanno girato. Y Quel tempo che non puoi sprecare di cui sei responsabile, in una lezione molto appropriata per il nostro momento attuale. O quel tempo che Gonzalo vuole catturare perché resti attraverso il suo mestiere: l'architettura, con quella nuova cantina con cui vuole lasciare il segno. Un tempo che finisce per ricapitolare in quei necrologi i ricordi della migliore estate vissuta.

L'estate in cui viviamo

Blanca Suárez e la luce di Cadice.

Per separare le due linee temporali del film, Sedes e il team artistico hanno deciso di dare loro toni ed estetiche molto opposte. Gli anni '90, che iniziano nell'immaginaria città galiziana di Cantaloa, sono freddo e disegna linee rette. Quelle delle strade e degli edifici delle città industriali, “luoghi vissuti”, come dice Sedes. Ecco perchè, hanno scelto Ferrol con il suo passato anni Ottanta e i suoi angoli recuperati attraverso muralisti internazionali in quartiere Canido.

La prossima tappa della novetera non può essere di linee più dritte, di angoli acuti: è la Università del lavoro di Cheste, uno spettacolare complesso didattico, realizzato nel 1969, un progetto del regime franchista oggi sottoutilizzato.

Per Sedes, invece, gli anni '50, la storia d'amore a Jerez tra Gonzalo e Lucía, è calore, sono colori dorati, ossidi, ocra, tramonti. Sono forme tonde, quelle delle valli e dei vigneti, quelli delle botti, quelli delle dune e delle onde dell'Atlantico... e quelli delle linee curve tracciate dal principale architetto.

L'estate in cui viviamo

Pablo Miller e Javier Rey.

Jerez de la Frontera era il centro delle operazioni delle riprese de L'estate che viviamo. Appaiono il suo centro storico e i suoi palazzi, ma anche i vigneti e le cantine González Byass si sono adattati a quell'esplosione di vino Sherry negli anni 50. Un ambiente che ricorda quasi quello dei conquistatori dell'Occidente, dice il regista che era anche dietro un altro vino produzione, Gran Riserva.

Tuttavia, la storia dell'amore proibito fugge dalle vigne e vi si rifugia faro di trafalgar ed esplodere le paludi del Parco di Doñana e dentro La spiaggia di Rota (con il carro trainato da cavalli) ed in quello di Zahora, sempre al tramonto. L'epopea romantica la cui luce si oscura con l'avanzare del dramma.

L'estate in cui viviamo

Vigneti di Jerez.

E nel passaggio da un mondo all'altro, dai freddi anni '90 ai caldi anni '50, dove si curvano le linee rette dell'orizzonte, è la casa in cui Gonzalo visse i suoi ultimi anni di vita, quasi solo, appartato, pensando a quella amore: un posto che hanno trovato nel fantastico eremo di Santa Comba, nei pressi di Ferrol, affacciato su una spiaggia completamente coperta dall'alta marea.

L'estate in cui viviamo

Un buon ritiro finale.

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