Lettera d'amore al popolo

Anonim

Le biciclette sono per l'estate... in paese!

Le biciclette sono per l'estate... in città!

Sono più una città dei papaveri... e delle margherite e dei denti di leone (e mai meglio dire). Perché sono cresciuto selvaggio, aggrappato alla terra, radicato, adattandosi all'ambiente, a volte lottando per la vita, persistente come in Baroja Weed, ma senza diventare indesiderabile come nelle colture.

Non mi dispiace gridarlo dai tetti perché siamo un paese di persone, il mio, il tuo, quello. Di villaggi galiziani che non sono disabitati, perché ci sono ancora i meigas, di bianchi villaggi andalusi dove te ne danno uno di tiglio e l'altro di gerani, di altri medievali in cui le pietre testimoniano un passato glorioso, di case bagnate di il mare che un giorno fu rifugio per i pescatori e oggi per chi sa che una sardina appena pescata è cento volte meglio di una foto scattata dal grattacielo più alto, di luoghi dove non è reato chiedersi “E che dire di Madrid, di nuovo campione d'Europa?”.

Perché c'è stato un tempo in cui essere del villaggio era uno stigma, una lettera scarlatta che nascondevamo sotto cravatte e spalline per inserirci in una società urbana che ci è stata presentata non come buona, ma come idilliaca, ma oggi più che mai ci siamo resi conto che la bella vita era un'altra, era una vita già inventata, era una vita di villaggio.

Non è un appartamento con balcone, nemmeno una villetta a schiera con giardino, ma un appezzamento con un frutteto, animali da evitare e una casa di famiglia in cui custodire i ricordi. Non è stare due anni in lista d'attesa per sedersi a un tavolo che, sebbene fumoso, a volte sembra freddo come l'azoto liquido, ma **alzarsi dal letto con l'odore di torta appena sfornata, ma di vero, dal padrone di casa, da quella che faceva la tua nonna con il burro e delle uova con tuorli gialli come i girasoli** con cui oggi facciamo le foto e che nei paesi ci è servito per intrattenerci per un intero pomeriggio, facendoci felici uno ad uno tubo a stelo. Ora che era un piatto da vedere! una pioggia di stelle sdraiato sulla stoppia!

Sedie al sole davanti a una casa ad Arrieta, pittoresca cittadina costiera con meno di mille abitanti

Sedie al sole davanti a una casa nella città costiera di Arrieta.

I percorsi di l'intrattenimento in una città era inattaccabile e altamente ripetitivo, come in un giorno della marmotta (eterno e rurale) in cui andavi al bar a giocare a biliardino oa comprare flash con coloranti impossibili hai guidato la tua bicicletta per pedalare fino al paese vicino e affrontare il nemico, le cui nobildonne erano sempre cool alla porta delle loro case, seduti su quei troni rigati che, pur essendo stati inventati per la spiaggia, avevano la loro ragione di stare al chiuso.

Nell'interno geografico, voglio dire, da allora nelle città tutto si faceva per strada e in maniera precoce. Difficile fermare la voglia di vivere e di sperimentare, come quando Pastora Vega in Amance que no es poco strappa prematuramente l'uomo dal terrazzo, lasciandogli il piede destro con un moncherino fangoso. Non senza prima insegnargli a baciare, ovviamente. Oh! Quel primo bacio rubato in città. Da qui ti ringrazio simpatico ragazzo amico del fidanzato di mio cugino, la tua iniziativa e agilità ha aperto le porte della mia sessualità; anche il vaso di cobra di Pandora, che non è una questione di baci per baci, e meno in un luogo dove potresti unire le tue labbra a quelle di un tuo cugino di terzo grado senza nemmeno saperlo.

È quello che non dura mai una rabbia più di due abbracci

La sensazione di libertà si impara in una città.

Non so se sia perché i nostri nonni hanno vissuto una guerra e un dopoguerra, ma da bambini non abbiamo mai sofferto la fame in paese. Non importava che fosse estate e che fosse di mille gradi, lo stufato, le lenticchie, lo spezzatino o le patate riojane erano sempre nel menu rifornimenti, che veniva sempre servito in tempo per nutrire il battaglione prima che tornasse alla carica. anche tutti quelli zucchine, lattuga, pomodori e altri prodotti freschi dell'orto con il quale un patto (gastronomico) di non aggressione era stato precedentemente suggellato con altri parenti e vicini grazie al baratto.

E se avevi fame in anticipo, dovevi farlo andare a prendere le more per strada o rubare, scusami, dico raccogliere, qualsiasi frutto dall'albero più vicino. E non abbiamo smesso di cercare il pezzo più bello, abbiamo inventato l'amore per #uglyfood, #ecofriendly, #zerowaste (o quello che credevi fossero crocchette, vecchi vestiti e french toast) e la cucina locale. Hai appena alzato un braccio, cogliere il frutto e correre... o saltare o nuotare nel fiume. oh! E, tra l'altro, nei paesini siamo sempre stati chiari su pere e mele, questi occhi hanno visto le pere crescere da un melo e viceversa, ecco perché mio nonno si occupava molto degli innesti. Anche i susini (ahem) possono produrre buone pesche.

La sensazione di libertà che provavi in una città quando eri bambino non è paragonabile a niente. Sicuramente se chiudi bene gli occhi puoi ancora ricordare il incuria con cui hai affrontato la vita, proprio come quei teli bianchi appesi al sole, resistono ai colpi del vento, ondeggiando da una parte all'altra senza controllo, ma senza mai perdere la presa.

eri libero da entra, esci, corri, vai, torna, mangia, dormi, cammina, gioca, ridi, sogna, grida... e ricomincia tutto da capo. Un giorno dopo l'altro e così via fino alla fine dell'estate, quando alcuni sono dovuti tornare in città e altri aspettano proprio lì, seduti in piazza, sulla panchina davanti alla chiesa o sul muro di pietra, finché dentro tutto uno anno ci saremmo incontrati di nuovo per essere un po' più liberi, un po' più come un popolo.

Alcuni se ne vanno e altri restano ma la felicità sarà un ricordo comune.

Alcuni se ne vanno e altri restano, ma la felicità sarà un ricordo comune.

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