'La ventanita' e un'altra buona manciata di canzoni per calmare la voglia di feste di paese

Anonim

L'amore della scena del film di Kiki è fatto

Ci manca ballare, liberi e senza misurare le distanze

C'è una settimana dell'anno che fa rima particolarmente bene con parole come charanga, verbena, pranzo, cantina, quinte, baldoria, spensieratezza e riunioni. Durante quella settimana, quella con Il 15 agosto tra i suoi giorni, i nostri città, tuo e mio, vestitevi bene festa.

Con le feste paesane succede come con le tortillas di patate: sappiamo tutti chi fa il meglio. E come per le tortillas, non sono necessari argomenti per giustificare la nostra affermazione. Come spiegherai a qualcuno come ci si sente a tornare alle estati della tua infanzia, della tua adolescenza o, senza esagerare, dell'anno scorso? Non si può fare. Vive. È così, punto.

Quanto sono speciali c'è chi organizza le vacanze intorno a loro per non farsi mancare nulla.

È in quei giorni in cui La Spagna si è svuotata cessa di essere un po' meno e quando una città guadagna in bellezza. Non tanto per i gagliardetti che il bilancio permette di decorare le sue strade, ma per la gioia e la luce che vengono dal vedere tornare a casa figli, nipoti e anche pronipoti.

Molti di loro vengono ricevuti di anno in anno e, nonostante abbiamo imparato che le videochiamate servono a non dimenticare i volti, non c'è niente che sostituisca un buon abbraccio e il ritrovarsi con la famiglia e gli amici come è sempre stato fatto: vino o birra fino in fondo.

Dicono che nelle città, e ancor più alle feste, bevi troppo; e rispondo sempre che è normale, che 365 giorni fanno tanta strada e che tra le notizie da raccontare ci possono essere bevande difficili da digerire e novità da brindare.

Ma attenzione, non cercare di impressionare. Poco importerà quella promozione appena rilasciata, la famiglia che inizi a formare o che hai ottenuto uno chalet in proprietà. Continuerai sempre ad essere 'la ragazza di', 'il ragazzo di', 'quello della panetteria' o 'quello del bar'.

Non ha né mistero né perdita. Lascia dietro di te da dove vieni per concentrarti sulla realtà di dove siamo.

Questo potrebbe portarci a cadere nella trappola di credere, come cantava Serrat, in la parità di potere del partito. Ma amici, non inganniamoci, ci sono sempre state lezioni qui. O vuoi dirmi che un sasso con un divano è lo stesso che senza di esso?

estate 1993

Qui non sei nessuno se non sai difenderti nel pasodoble

Oh, se quei divani potessero parlare. Se quei divani potessero parlare, la prima cosa che direbbero è che hanno bisogno di essere puliti. Allora dovremmo comprare il loro silenzio perché le feste paesane sono la patria di molte prime volte.

La prima alba con gli amici, i primi drink, la prima notte di festa senza tempo per tornare a casa perché il paese è già casa, tutti si conoscono e non c'è nulla di cui preoccuparsi. La prima volta che un accappatoio e delle pinne ti hanno aiutato a scatenarti perché sai quando inizia la gara dei costumi, ma la linea che ne segna la fine diventa sfocata. Lo stesso vale per carte da bingo, che ti confondi in un gioco con un altro e non osi dirlo ad alta voce perché bingo è diventato più sacro della processione e l'unica cosa che zittisce la piazza.

Come sarà silenziosa quella piazza quest'anno...

Ci manca ballare, liberi e senza misurare le distanze. Ci manca saltare come un matto quando suona Pagan Party; cantare ad alta voce Torero; fate attenzione al cantante dell'orchestra quando ci chiede movimenti impossibili al ritmo di Paquito, il cioccolatiere; cosa succede se, Ci manca anche ballare 'agarraos', che è quello che si fa in ogni verbena di villaggio che si rispetti. Qui non sei nessuno se non sai difenderti in un doppio passaggio.

E quando finisce la danza, perché finisce sempre; dopo l'ultima notte di verbena, torniamo alla nostra vita, a quello che succede tra la festa di un anno e l'altro, impantanato in obbligazioni di cemento e asfalto e con la sensazione che i paesi e le loro feste non debbano essere solo per l'estate.

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